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Mediazione ed impresa

Tre anni fa in un convegno nella ridente Orbetello, l’allora presidente di Assindustria Toscana affermò: “Le imprese molte volte non possono permettersi il contenzioso, perché una causa dura più della vita di un’impresa”.

Questa affermazione, in Italia, è drammaticamente vera e solo apparentemente può apparire un luogo comune, ma non lo è in quanto merita un’accurata analisi sotto “la lente” della filosofia ADR ed in particolar modo della Mediazione.

E’ noto quanto per le imprese sia primario salvaguardare la propria esistenza sul mercato e quindi le relazioni contrattuali che si intrecciano a sua volta con altre imprese ed i propri clienti che dovrebbero spingere le stesse, in caso di prossima o paventata patologia di un determinato rapporto, a superare la logica strettamente processuale che si andrebbe ad innescare in caso di crisi del rapporto stesso.

Attivare una mediazione, significa per l’impresa continuare a gestire i propri interessi sottesi alle loro posizioni strettamente giuridiche, perché è decisamente più vantaggioso, ragionando secondo paradigmi economici e quindi metagiuridici, sviluppare le proprie potenzialità attraversa la tutela del rapporto e non decretarne la sua fine davanti ad un giudice togato.

Al tavolo della mediazione, si affronta la controversia esplorandone le ragioni ed i termini di una possibile continuazione o trasformazione del rapporto commerciali secondo i veri interessi relazionali delle parti.

Quindi un approccio ed una capacità di analisi della controversia che nulla ha a che fare con quella avversariale-giudiziale. Una best practice della mediazione sviluppa una vera e propria strategia imprenditoriale che conduce i soggetti in lite ad una consapevolezza dei problemi esaltando l’autonomia della soluzione dei problemi e quindi ad essere “arbitri” di sé stessi.

Pertanto la mediazione si rivela non solo una nuova tecnica di gestione e controllo della conflittualità, ma anche come capacità innovativa della gestione imprenditoriale. Sul punto, autorevole dottrina sostiene che la pratica di mediazione rappresenta una palestra di riflessività e della capacità di gestire il cambiamento critico della dinamica relazionale: un esercizio che può contribuire alla capacità di comprendere e condividere, la natura, i modi, i tempi e la misura della soddisfazione degli interessi.

La mediazione ha quel valore aggiunto che proviene dalla sua metodologia che potenzia lo sviluppo maturo dell’impresa che tenta di rispondere alle vere esigenze in un segmento, uno spazio talmente vasto che supera la ristrettezza del provvedimento eteronomo – giudiziale per confluire in quello della capacità autonoma di generare una soluzione che mantenga in vita il rapporto che, a sua volta, non solo genererà benefici alle parti coinvolte, ma anche al Sistema Economia.

A cura Responsabile Scientifico Concilia Lex Avv. Pietro Elia

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